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Pasquale Farallo
Le 264 poesie di Pasquale Farallo
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Taccion le campane,
mute e rispettose attendono
che la passion di Cristo
alfin non si concluda e il Re del cielo
non riemerga dalla tomba
dove lo posero umane genti
e le pie donne ancor piangenti...
Suoneranno a festa nel dì di Pasqua
a ricordar
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Scazónte fu la fonte
che a tutto diede inizio
quel zoppicante incontro
di menti sopraffine
vaganti nei meandri e per arguti fini
tra gli anacoluti passi di sintassi
Tetragona la fronte
di un uditor sapiente
per vie traverse accorse
a gabellar
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La mia anima è nuda
agli occhi del mondo
e stanca s’abbandona
nel vortice del tempo
sballottata dagli eventi,
sotto un cielo imperlato
di nuvole arruffate,
trafitta e vinta, da raffiche di vento.
Essa penetra nel vivo
il mistero della vita
e
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Il profumo di una donna
scaturisce dal profondo
e il desiderio arroventato
vi si spinge fino in fondo
in un uomo innamorato,
basta un alito di vento...
Da zefiro sospinto, va lontano
si riscoprono fragranze
che si spandono nell’aria,
il sapore
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Inquieto lo attendo, con ardore e rispetto
e con tutto il mio intento,
io che fermo non so stare, ma che ho tanto sperato
che il nuovo giorno mi portasse qualcosa di buono
Oh!... come lo attendo, quando gli effluvi del vento
porteranno nel petto
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Se piango,
mio povero cuore
è perché son triste
e raduno i cocci
di una vita infranta
e mi accontento delle briciole, ora
di quel che fu Amore...
Se soffro,
mio tenero cuore
è perché son solo
come un esile fuscello
vagante nella bufera
a
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Attimi struggenti
inverecondi e intensi - a volte - sento
pulsare sulla pelle, fugaci e inebrianti
e fremente m’abbandono, totalmente
Alla vita che mi prende
e il respiro che m’assale, frequente...
Avidi silenzi
di profondi e diafani mondi,
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Solo in fondo al lago e tutt’intorno siede
la geografia del forse, si nutre ma non sente
il cambio di stagione e neanche un affluente
Sull’acque limacciose gorgheggiano tranquille
poiane e gallinelle, con le loro squille
ancheggian disinvolte
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Sapori perduti,
nelle narici odori di ieri
sedimentati nella mente
come leggere ferite, gementi nel tempo
che indora quel che oggi v’odora
Un sapore d’altri tempi,
di alloro e viburno muschiato
e rovi di bosco,
di fonti incontaminate
e limpide
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L’attimo intenso mi scuote,
profondo sospira il silenzio...
Immerso nel fondo,
mi scorgo disteso,
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Avara fu la notte
come nero tessuto
di crespo velluto
attorcigliato mille volte
in ampie e discrete volute.
Incenerite spoglie
Vaganti per la stanza...
Fremente avrei voluto
attraversar l'oceano
con l'impeto di sempre
e con la furia dei
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Nei viali sporchi percorsi più volte a piedi nudi
da anime perdute deliranti nella notte
l’anima si perde
Sprofondati negli abissi più cruenti dell’orrore
raccapriccianti bassezze commisero ogni giorno
uomini simili alle bestie
Rigurgiti di
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Mentre muore il giorno
e tacciono i rumori
s’illumina il crepuscolo
sotto un cielo tempestato
di piccole scintille tremolanti:
Le lucciole in amore...
Il vago lampeggiare
rischiara la mia sera
ed io con stupore
mi fermo ad osservare,
intorno
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Ricordati di me
quando sarai lontana,
per l’ultima volta
o forse, per sempre...
Ricorda il mio candore
e quante notti insonni
passate a raccontarti
del mio perduto amore...
Io mi sentirò morire
perché non sei più mia
cercando di
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Vagando nella notte fonda
inconsistenti e gelide ombre
vedo, nei viali ormai deserti.
Alberi dai lunghi rami spogli
inarcuati verso il ciel s'innalzano
a simular preghiera di cristiane genti
Sui clivi e sopra i colli
non v'è rimasto un
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Respiro l’immenso,
vivo l’attimo intenso
del viver profondo,
e m’immergo nel fondo
dell’imo del mondo.
Sol con l’anima sento
questo fremer del vento,
m’inebria e confonde
il profumo suadente
che all’anima tende
Il silenzio profondo
in me
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Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a Pasquale Farallo.
Ci sono uomini che rispecchiano il sole
portando ogni giorno il calore nel cuore
e si sveglian di notte continuando quel sogno
Sul loro viso risprende il sorriso,
con voli pindarici attraversano il cielo
vagando sulle ali d’armonici
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Di certi giorni, vissi
l’alba tenue e affievolita
dal vento caldo del mattino
che mi scivolava lento tra le dita
Ed il tramonto impreziosito
dal sole brusco e inferocito
che s’incendiava in cielo
prima di svanire all’orizzonte
Talora, assorto
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Discreti veli
di fronte al mondo
a volte stendo,
di pietà profonda.
Per me
solo
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Angeli indifesi
vaganti nella notte
avvinti, sospesi
sotto un cielo inclemente
che sputa lingue di fuoco
sulla pelle devastata
Bambini calpestati,
da tutti abbandonati
ad un lento, inesorabile destino.
Sul viso lacrime amare
come rivoli di
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Sono giorni lievi questi,
quasi evanescenti
come petali cadenti,
staccati con cura dal vento
e portati nell’aria a vagare lontano
La corolla li stringe impotente
fluttuando leggera nel vuoto...
È un fiore che lento si sfalda
sul ramo coperto dai
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Disse piano
nel fragore dei presenti
parole cocenti
scaraventate al cielo
con un fil di voce,
fremente in viso
ma ormai rassegnata
Triste e scarmigliata
udiva urla
nel tormento del suo cuore,
lacrime amare
le sgorgavano copiose
rigando
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Ai bordi della notte
camminerò in silenzio
le dita sul mio petto
ad ascoltare il vento
Il mare calmo della sera
avvolgerà quell’ombra scura
e bagnerà i miei piedi nudi sulla rena
mescolando ogni mio palpito
con la sua bianca schiuma
Seduto in
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Un’ultima maliziosa occhiata
e le spalline della sottoveste
scivolarono giù veloci
sul suo corpo nudo e affusolato
mentre voluttà saliva,
calore le inondava il ventre
e il cuore le batteva a cento
Lei protesa, in estasi
armeggiava con le mani
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Passa il tempo di soppiatto
e sotto ai ponti o sui bastioni
si ferma a volte per un tratto.
S’ingarbuglian le stagioni
e per i campi è confusione,
solo i bimbi allegramente
fan volare gli aquiloni
Come aquile rapaci
vanno in alto a
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Nei dirupi del suo oltre
acchetati cuore
aggrappato al tuo dolore
Torneranno primavere
a rifiorir le viole
ai bordi dei sentieri
Ci saranno nuovi amori
ad alleviar sospiri
e i molli desii adagiati sugli allori
Alterni e sincopati
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Vengo da lontano
e mi avvicino piano piano,
sono l'Anno dei Sorrisi...
Le ombre ed i fardelli
vorrei sgombrare in fretta
dei mostri del passato,
vorrei portare al mondo
sorrisi e dolci attese
in rinnovate imprese
Vorrei veder felici gli
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La bella signora
dai lunghi capelli
si sedette timorosa
lo sguardo implorante...
Il tavolino cigolò
roba di un istante
ma lui non si scompose,
anzi le sorrise
Ci fu una lunga occhiata
dopo un fitto parlare,
poi più niente
l’amarezza del
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Fu la brezza del mattino
accarezzandomi sul viso
a farmi risvegliare
dal torpore della notte...
Fioca luce alla candela
rischiarava la mia sera
quella garrula cena
di tristezza e solitudine
Il giorno passò in fretta
tra suoni e luci
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Sento ancora vagamente
il profumar di giovinezza
odor di viole mammole
ch’io raccolsi fino a ieri
talora m’accarezza
Giorni ormai sbiaditi
nei viali già percorsi
ed é incredibile vedere
fin dove poi si spinge
il viver di ricordi
Discreto e
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264 poesie trovate. In questa pagina dal n° 181 al n° 210.
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